All’inizio del 2016, quattro secoli dopo la pubblicazione delle Nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616), l’A.M.O.R.C. pubblica un nuovo manifesto, che si aggiunge alla Positio Fraternitatis e all’Appellatio Fraternitatis, pubblicate rispettivamente nel 2001 e nel 2014.
Le nuove nozze chimiche di Christian Rosenkreutz
Cosmica lex successit!
« In quanto autore di questo Manifesto, vorrei presentarmi prima che ne prendiate conoscenza. In passato sono stato conosciuto con il nome di Christian Rosenkreutz, mitico fondatore dell’Ordine della Rosa-Croce, società segreta la cui origine è situata dagli storici dell’esoterismo all’inizio del XVII secolo, ma la cui Tradizione è molto più antica poiché risale alle scuole di Misteri dell’antico Egitto.
Nella Fama Fraternitatis pubblicata nel 1614 si spiega dettagliatamente perché e come sono giunto a creare l’Ordine della Rosa-Croce, dopo aver percorso il mondo alla ricerca dei più grandi eruditi dell’epoca. Formato originariamente da alcuni membri versati nell’ermetismo, nell’alchimia e nella cabala, si è sviluppato successivamente ed è pervenuto fino ai nostri giorni. Essendone il fondatore ho continuato a vegliare sul suo destino, sia dal piano spirituale, sia quaggiù quando mi sono incarnato.
Nell’anno successivo, nel 1615, è stato pubblicato un secondo Manifesto: la Confessio Fraternitatis. Senza entrare nei dettagli, dirò che costituisce il prolungamento della Fama completandola e dando delle precisazioni sulle regole e sul funzionamento della Fraternità rosacrociana, così come li avevo stabiliti. Vi si trovano anche delle rivelazioni sul Liber Mundi (Libro del Mondo), sul vero scopo dell’alchimia e sulla Scienza che possiedono i Rosa-Croce per portare a buon fine la rigenerazione spirituale dell’umanità.
Un terzo Manifesto, pubblicato nel 1616, venne ad aggiungersi ai due precedenti. Questo, con uno stile molto diverso, riferisce un sogno che feci all’epoca in cui ho fondato l’Ordine della Rosa-Croce. Durante questo sogno mi sono visto nel corso di un periplo iniziatico di sette giorni, alla cui conclusione sono stato invitato al matrimonio di un Re e di una Regina, celebrato in un misterioso castello. Questo sogno allegorico, costellato di riferimenti alchemici, è stato oggetto di numerose interpretazioni, alcune eloquenti ed ispiranti, altre fantasiose e perfino assurde.
Nella mia vita attuale, sono nato il 13 dicembre 1982 a Parigi, Ville Lumière, in cui i Rosa-Croce si sono fatti conoscere nel 1623 con dei manifesti affissi qua e là nelle strade. Permettetemi di ricordarne i termini:
«Noi, deputati del Collegio supremo della Rosa-Croce, prendiamo dimora visibile ed invisibile in questa città, per Grazia dell’Altissimo, verso il Quale si volge il cuore dei Giusti. Noi mostriamo ed insegniamo a parlare la lingua di tutti i paesi in cui vogliamo essere presenti, senza libri né segni, per salvare gli uomini, nostri simili, da errore e da morte.
Se qualcuno desiderasse conoscerci per mera curiosità, non comunicherà mai con noi, ma se la volontà lo porta realmente ad apporre il proprio nome nel registro della nostra Confraternita, noi, che sappiamo leggere nell’umana mente, gli proveremo la verità delle nostre promesse; per questo non riveliamo la nostra dimora in questa Città, perché i pensieri, uniti alla reale volontà del Lettore, saranno capaci di farci conoscere a lui, e lui a noi».
Poiché desidero mantenere l’anonimato, non vi dirò dove abito, quali sono le mie attività, né qualsiasi altra cosa possa portarvi fino a me. Conformemente alle regole che ci eravamo fissati un tempo i miei fratelli ed io stesso, mi sento in dovere di restare invisibile. Forse un giorno ci incontreremo ma in tal caso sarò io a venire da voi. Ciononostante, sappiate che il mio attaccamento alla Rosa-Croce rimane assoluto ed essa è e rimarrà la mia strada spirituale, fino alla mia reintegrazione finale e definitiva nell’Anima universale.
Non mi sarei mai preso né il tempo né la pena di scrivere queste pagine se non avessi provato l’imperiosa necessità di farlo, in seguito ad un sogno fatto la notte del 20 marzo 2015, giorno della primavera, sogno la cui natura e contenuto mi hanno incitato a farne il racconto. Sta a voi giudicare. Dopo essere andato a letto, non senza aver dedicato un po’ di tempo a meditare sulla giornata che avevo appena trascorso e che mi sembrava fosse stata costruttiva, mi sono addormentato. Nel più profondo del mio sonno, mi sono visto improvvisamente in un uovo di vetro alto circa 3 metri e con qualche centimetro di spessore. Perfettamente traslucido e simmetrico, era di grande bellezza e perfetta regolarità. Io stavo in piedi al suo centro, come in levitazione, e mi sentivo particolarmente bene.
Passata la sorpresa ho osservato l’uovo con attenzione. Allora nella parte superiore ho visto incisi nel vetro, a uguale distanza rispetto all’insieme del perimetro, i simboli del sale, del mercurio e dello zolfo: . Dal modo in cui erano disposti si sarebbero potuti collegare con un triangolo immaginario.
A metà altezza dell’uovo ho riconosciuto i simboli della terra, dell’aria, dell’acqua e del fuoco: . Così com’erano posti sulla sua circonferenza, formavano un quadrato invisibile.
Nella parte inferiore dell’uovo, anche qui disposte a uguale distanza rispetto all’insieme del perimetro, sono apparse alla mia vista le lettere ebraiche aleph, mem e shin: . Anche loro potevano essere collegate da un triangolo immaginario.
Ho notato anche che sulla parte arrotondata dell’uovo, in alto, troneggiava una rappresentazione del Sole e che, su quella in basso, c’era una rappresentazione della Luna.
Andando dall’alto dell’uovo verso il basso, alla mia sinistra, potevo leggere: Ad Rosam per Crucem; dal basso verso l’alto, alla mia destra: Ad Crucem per Rosam. L’insieme corrispondeva ad una formula esoterica familiare a tutti i Rosacrociani, sulla quale, qui, farò silenzio...
Prima tappa
Lunae auspiciis...
Improvvisamente, l’uovo cominciò ad elevarsi in senso verticale, prima di fermarsi dolcemente. Non saprei dire quanto tempo durò quest’ascensione ma mi sentii trasportato in un’altra dimensione. Questo sentimento trovò conferma quando, guardando lo spazio circostante, potei contemplare la Terra. Di fronte a questa visione, tanto bella quanto straordinaria, capii meglio perché viene chiamata il pianeta blu e perché gli astronauti sono così turbati quando la vedono dalle stazioni spaziali o dalle loro navicelle, al punto di non dubitare più dell’esistenza di Dio. Mentre ero immerso in questa contemplazione, una voce dolce proveniente dallo spazio si fece sentire:
«Ecco la grande opera della Luna: gli umani, di cui tu fai parte, hanno riscoperto la natura e vivono in perfetta armonia con lei. Finalmente hanno capito che il pianeta su cui hanno il privilegio di vivere è loro madre e che gli animali, che amano e rispettano così tanto, sono i loro fratelli. Ancor meglio, sanno che tutti gli esseri che la popolano sono altrettanti veicoli per l’Anima universale e che ognuno, al suo livello ed a modo suo, partecipa all’Evoluzione cosmica.»
Cercando di vedere da dove proveniva questa voce, percepii, non lontano da me, una silhouette eterea con dei riflessi argentati che guardava nella mia direzione. Intrigato e al contempo affascinato da questa visione, riflettevo sul senso che potevo darle in relazione con il quadro idilliaco che si offriva alla mia vista, quando l’uovo, nel quale mi trovavo sempre come in levitazione, si elevò di nuovo.
…cosmica lex successit!
Seconda tappa
Martis auspiciis...
Anche qui, dopo un periodo di tempo che non saprei valutare, l’uovo si fermò. La vista che mi si offrì allora era anch’essa affascinante e ispirante ma avevo una visione ancora più ampia della Terra. Mentre la contemplavo felice, apparve un’altra silhouette eterea di un rosso particolarmente luminoso. Guardandomi con dolcezza, ma anche con intensità, mi disse:
«Ecco la grande opera di Marte: l’economia è fiorente nel mondo intero e contribuisce al benessere di tutti i cittadini, e questo fa sì che la società sia mite ed armoniosa. Fondata su una moneta unica, favorisce anche gli scambi tra i paesi e contribuisce a renderli solidali. Non ci sono più povertà né miseria, poiché ognuno ha quello di cui ha bisogno per essere contento e vivere in buone condizioni sul piano materiale.»
Mentre guardavo la Terra, sempre ascoltando l’entità spirituale che mi parlava, constatai che il vetro dell’uovo era diventato leggermente rossastro, senza però influenzare i colori di quello che potevo vedere al di là. Notai anche che il suo spessore iniziale si era un pochino ridotto. Ma questo non provocò in me nessun timore. Mi sentivo molto bene e provavo un grande sentimento di leggerezza.
…cosmica lex successit!
Terza tappa
Mercurii auspiciis...
Quando l’uovo s’immobilizzò per la terza volta, la vista che mi si offriva da questo “piano cosmico”, al di là della sua bellezza sempre così trascendentale, suscitò in me l’impressione di un mondo un po’ agitato ma tuttavia sereno. Come dire: avevo il sentimento di un disordine ordinato. Fu allora che mi apparve e mi aprì lo spirito una nuova silhouette eterea, dai riflessi aranciati:
«Ecco la grande opera di Mercurio: gli uomini e donne che popolano la Terra si comportano come cittadini del mondo, con tutto ciò che di positivo ne deriva nelle loro relazioni: cooperazione, condivisione, solidarietà, fraternità... Esiste un Governo mondiale; questo non si sostituisce in alcun modo ai governi nazionali, ma garantisce la loro sovranità e favorisce gli scambi tra di loro. La mondializzazione, per tanto tempo temuta e criticata, è ormai un vettore di unione, di mutua comprensione e di progresso sociale per tutti.»
A questo punto del mio sogno, avevo il dubbio che questa strana ascensione sarebbe proseguita e che avrebbe rallegrato ancora la mia anima con visioni sublimi ma ignoravo fin dove mi avrebbe portato. Quindi, affrontai la tappa successiva con curiosità e fiducia, senza abbandonare la Terra con lo sguardo: non sapevo davvero se fosse reale o no.
…cosmica lex successit!
Quarta tappa
Jovis auspiciis...
Prima di riprendere la sua elevazione, l’uovo, la cui parete continuava ad assottigliarsi mentre contemporaneamente il suo aspetto rossastro si intensificava, ruotò su se stesso, di modo che la sua parte superiore divenne la sua parte inferiore e viceversa. Curiosamente, non so per quale prodigio, questo non inluenzò assolutamente il mio corpo. Restai nella stessa posizione, in levitazione, in piedi con la testa in alto.
Ebbi il sentimento che questa tappa della mia ascensione fosse durata molto meno a lungo delle precedenti, come se mi avesse teletrasportato piuttosto che trasportato. Comunque, l’angolatura della mia visuale era cresciuta ancora e la Terra mi appariva molto più distante e con una maggior prospettiva. Le parole sono insufficienti per descrivere quello che la mia anima percepì allora. Come in precedenza, si presentò a me una silhouette eterea. Le luci azzurrine che ne emanavano quasi si confondevano con il blu stellare che mi circondava da ogni parte. Ecco che cosa mi disse:
«Ecco la grande opera di Giove: tutti paesi e il mondo in generale sono governati con saggezza e questo fa sì che le relazioni umane siano fondate sulla fiducia e sul rispetto reciproci. L’epoca in cui la politica era corporativa e di parte è lontana. Come puoi constatare, questa è divenuta indissociabile dalla filosofia ed ha l’unico scopo di rispondere ai bisogni e ai desideri più legittimi di tutti i cittadini, senza distinzioni.»
…cosmica lex successit!
Quinta tappa
Veneriis auspiciis...
L’impressione di teletrasporto provata in precedenza fu confermata fino al nuovo arresto. Lo spessore dell’uovo continuava a ridursi, al punto che avevo la sensazione che il vetro stesse cristallizzandosi. Quanto alla colorazione rossastra, continuava sempre ad accentuarsi. Non solo non influenzava minimamente quello che si offriva alla mia vista dall’esterno, ma addirittura lo sublimava.
Improvvisamente, mi tornò in mente il momento in cui, nel quinto giorno delle Nozze Chimiche, ebbi l’onore ed il privilegio di contemplare Venere, profondamente addormentata in un gran letto a baldacchino. Scoprendo la silhouette eterea venutami incontro, capii perché avevo avuto questa visione. Da dove mi trovavo, il suo irradiamento verde smeraldo mi fece pensare alle aurore boreali ed australi che danno ai poli della Terra quella luminescenza così particolare. Guardandomi, mi disse :
«Ecco la grande opera di Venere: la pace regna infine su questo pianeta che ti ha visto nascere ormai così tanto tempo fa. L’uso delle armi è proibito, anche per gli Stati. L’idea stessa della guerra ripugna ai cittadini, sia tra i governanti che tra coloro che sono governati. La fraternità tra gli individui ed i popoli non è più un’utopia; corrisponde a un ideale che ognuno coltiva dentro di sé e che esprime nel suo quotidiano. L’umanità vive finalmente al ritmo dell’Amore universale.»
…cosmica lex successit!
Sesta tappa
Saturni auspiciis...
Mi sarebbe piaciuto restare più a lungo a questo livello di contemplazione, ma l’uovo riprese la sua elevazione. Emanava come una specie di volontà, un’intenzione che avvertivo, senza però comprenderla. Lo spessore del vetro si era ridotto al punto che avevo l’impressione di poterci passare attraverso con le dita, cosa che non osavo fare per timore di romperlo. Cercai piuttosto d’indovinare chi, questa volta, avrebbe rallegrato il mio cuore, la mia mente e la mia anima.
Quando l’uovo si fermò, provai di nuovo lo stesso stupore di fronte a tanta bellezza e purezza. Più contemplavo la Terra, più avevo il sentimento di fare tutt’uno con lei e con l’umanità stessa. Ancora una volta, una silhouette eterea mi venne incontro. Benché in apparenza fosse molto ombrosa, emanava una luminescenza che mi permetteva di distinguerla perfettamente. Allora mi disse:
«Ecco la grande opera di Saturno: la scienza agisce nell’interesse reale dell’umanità e nel rispetto assoluto per la natura. La sua unica preoccupazione è quella di contribuire al benessere di tutti gli esseri umani, migliorarne le condizioni di vita ed estendere le loro conoscenze o, più esattamente, il loro sapere. In altre parole, è diventata profondamente umanista e mira realmente alla felicità di tutti.»
…cosmica lex successit!
Settima tappa
Solis auspiciis...
Sapevo per esperienza che un sogno mistico, e sicuramente era il caso di quello che stavo facendo, si svolge generalmente seguendo una specie di protocollo ieratico fondato sulla sincronicità, sulla scienza dei numeri e sulla legge delle corrispondenze. La ragione, più che l’intuizione, m’induceva quindi a pensare che l’ascensione celeste che stavo vivendo con tanta curiosità e felicità, si sarebbe conclusa con una settima ed ultima tappa. Così, quando l’uovo riprese ad elevarsi, sentii quasi una sorta di tristezza all’idea che, successivamente, avrei potuto solo ridiscendere e ritrovare il mondo che avevo lasciato dietro di me. Questo sentimento di tristezza mi accompagnò fino a quella che pensavo fosse l’ultima fermata.
Effettivamente, l’uovo, nel quale continuavo a trovarmi, si arrestò dolcemente. Il vetro era divenuto così fine che potevo distinguerlo solo grazie alla sua colorazione, diventata ora, rosso vivo. Continuavo a non riuscire a spiegarmi come mai questa colorazione, che avevo visto intensificarsi gradualmente nel corso della mia ascensione celeste, lasciasse filtrare quello che guardavo all’esterno senza alcuna alterazione. Da quest’altezza, era impossibile distinguere la Terra, tanto era luminosa l’aura che la circondava.
Una silhouette eterea dai riflessi dorati venne allora verso di me, per dirmi, sempre con quella dolcezza così caratteristica:
«Ecco la grande opera del Sole: la religiosità ha ceduto definitivamente il suo spazio a una spiritualità fondata non sulla credenza, ma sulla conoscenza. La stragrande maggioranza degli esseri umani ammette l’esistenza dell’anima come un’evidenza e sa che, se vive sulla Terra, è allo scopo di renderla migliore a contatto con gli altri. Piuttosto che venerare Dio Padre, Yaveh, Allah, Brahma o Altro, si sforza di comprendere e rispettare le leggi divine, nel senso di leggi naturali, universali e spirituali. L’umanità è sulla buona strada per la sua rigenerazione ed anche per la sua reintegrazione.»
Le parole rigenerazione e reintegrazione risuonavano ancora dentro di me, quando vidi venire, dalle sei direzioni dello spazio, le sei entità spirituali che mi erano apparse ad ogni tappa della mia ascensione celeste. Si misero in cerchio intorno a quella che si era appena rivolta a me, poi intonarono il suono OM nove volte di seguito, su una nota che mi era sconosciuta. Alla nona intonazione, sotto i miei occhi meravigliati, le sette entità si fusero dando nascita ad una stella bianca. Questa si diresse a velocità sostenuta verso la Terra e si fuse nella luce che ne emanava.
Alcuni istanti dopo, vidi sorgere da questa luce una forma alata di grandi dimensioni. Man mano che si avvicinava non era più possibile alcun dubbio: si trattava di una fenice, quell’uccello mitico così caro agli alchimisti. Vedendola venire verso di me, pensai per un istante a un’incisione che avevo visto qualche giorno prima nel Libro dei simboli segreti dei Rosa-Croce, libro stampato per la prima volta nel XVIII secolo e che è sempre stato un supporto di meditazione per i Rosacrociani. Vi si vedono due fenici a due teste: una che tiene il Sole nel suo becco e l’altra la Luna.
…cosmica lex successit!
Al di là del settimo cielo
Phoenicis auspiciis...
Sempre ricordando quest’antica incisione, continuai a contemplare la fenice. Maestosa, sfoggiava un magnifico piumaggio, esattamente dello stesso colore dell’uovo nel quale stavo in levitazione. Mentre constatavo questo, mi resi conto che l’uovo si era completamente dematerializzato o, piuttosto, spiritualizzato e che io ero abbandonato a me stesso. La conseguenza fu immediata: caddi nel vuoto a una velocità sempre più vertiginosa; con tutta evidenza, stavo per cadere al suolo e morire...
Nel giro di alcuni secondi rividi i momenti più significativi di questa vita che stava concludendosi, in particolare, quelli che erano legati al mio percorso rosacrociano ma anche quelli vissuti a contatto con gli esseri che mi sono cari e che mi avevano portato tanta felicità. Ciononostante, non provai né paura né rimpianto. Sapevo che la morte non segna la fine definitiva della nostra esistenza, ma è solo una transizione dell’anima verso il piano spirituale. Certo, avevo il sentimento di avere ancora dei compiti da svolgere in questo mondo, ma sarebbe stato per più tardi: quando mi sarei reincarnato.
Stavo per toccare il suolo quando mi sentii afferrare. Alzando gli occhi, realizzai che la fenice mi aveva appena preso delicatamente tra i suoi artigli, salvandomi così la vita. Meglio ancora, riprese il suo volo e mi portò ben oltre il settimo cielo. Da quest’altezza celeste potevo vedere non solo la Terra, sempre velata dalla luce raggiante della sua aura, ma anche gli altri pianeti del nostro sistema solare, da Mercurio, il più piccolo, fino a Giove, il più voluminoso. Ma la percezione che ne avevo non era per niente astronomica; sentivo, piuttosto, l’energia occulta che ne emanava e capii meglio il senso e la portata di tutto quello che avevo visto in precedenza.
La fenice si diresse, allora, verso il Sole lasciando dietro di sé la Terra che, in modo sorprendentemente veloce, divenne solo un punto luminoso perduto nello spazio. Benché ci avvicinassimo sempre più al Sole, potevo guardarlo senza esserne abbagliato; nello stesso modo, non ero infastidito neanche dal calore del suo irradiamento. Avevo piuttosto il sentimento di spiritualizzarmi, al punto che non avevo più coscienza del mio corpo e mi sentivo anima allo stato puro. Non avevo mai provato un tale sentimento di libertà, purezza e serenità.
Mentre la fenice ed io stesso eravamo sul punto di fonderci nel Sole, mi preparai a vivere questa fusione con tutta la lucidità e l’intensità possibili sul piano interiore. Allora sentii una musica di una strana bellezza. In confronto le nostre più belle sinfonie assomigliano alle opere dei bambini. Senza dubbio era la «musica delle sfere», così cara a Pitagora, saggio tra i saggi. Allora mi tornò in mente quella poesia musicale conosciuta dagli Iniziati :
«Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Ioannes».
Cullato da questa melopea cosmica, mi lasciai assorbire dal Sole con fiducia, non senza guardare negli occhi la fenice un’ultima volta e ringraziarla, non tanto per avermi salvato la vita, quanto piuttosto per quello che stavo vivendo in sua compagnia. In quel preciso istante, ebbi il profondo sentimento di essere tutt’uno con lei o, più esattamente,
di unire la mia anima alla sua e conoscere, così, le Nozze Chimiche a cui ogni Rosacrociano aspira. Poi fu l’Illuminazione: risalendo in coscienza fino alle origini della Creazione, assistetti al big bang, quella straordinaria esplosione cosmica da cui sgorgò l’universo che, in seguito, non cessò di estendersi fino ai confini dell’infinito.
Vidi anche come Dio, quest’Intelligenza, Coscienza, Energia assoluta ed atemporale, insufflò nell’universo in formazione un’Anima pura e perfetta e come quest’Anima universale arrivò ad animare tutte le creature che lo popolano da eoni di tempo. Quello che intuivo come un’evidenza mi fu allora confermato: esiste un’infinità di mondi nella Creazione, ed il nostro è uno tra molti altri. Certi sono più evoluti; altri lo sono meno.
Poi, come in un film accelerato, vidi svolgersi le grandi tappe che segnarono la formazione della Terra: dallo stato igneo, che aveva in origine, fino alla formazione dei continenti che conosciamo oggi. Assistetti anche all’apparizione della vita: dalle prime creature che si svilupparono nei mari e negli oceani, fino all’umanità stessa, passando attraverso il famoso regno dei dinosauri. Sicuramente gli esseri umani non formano un regno a parte; sono il risultato di un processo evolutivo che risale ai primissimi esseri che hanno popolato il nostro pianeta.
Sullo schermo della mia coscienza sfilò poi la storia generale dell’umanità, che comprendeva tutte le epoche e tutti i paesi. In alcuni istanti, rividi numerosi avvenimenti decisivi; stranamente, tutti erano positivi e costruttivi, cosa che mi fece ripensare alle meravigliose visioni che si erano offerte a me in precedenza. Questo viaggio nel tempo mi rese particolarmente felice e non fece altro che ravvivare la fiducia che da sempre ripongo nell’uomo, ben sapendo che è di origine divina e che l’anima che gli dà la vita è fondamentalmente benevola.
Pensavo che questo viaggio si concludesse, quando vidi me stesso all’epoca in cui mi feci conoscere per la prima volta con il nome di Christian Rosenkreutz. Vissi nuovamente con molta emozione il periplo iniziatico che mi condusse a fondare l’Ordine della Rosa-Croce, ed anche i momenti passati a riunire le conoscenze che i miei fratelli ed io stesso desideravamo trasmettere ai posteri. Tra questi momenti ci fu, in particolare, quello in cui ricopiammo il Liber Mundi, apportandovi i nostri commenti personali.
Già mi rallegravo all’idea di vedere dall’esterno come si fosse svolta la mia morte o, più esattamente, la transizione della mia anima ed anche la tomba in cui riposava il mio corpo, quando l’allarme di un’auto mi fece uscire bruscamente dal mio sonno. Era ancora notte ma, invece di riaddormentarmi, mi alzai per annotare il più precisamente possibile quello che avevo sognato. Fatto questo, meditai fino al sorgere del giorno sul significato di tutto quello che avevo visto, ascoltato e sentito durante quello strano viaggio fuori dal tempo e dallo spazio, non senza ringraziare il Dio del mio cuore per avermelo ispirato.
Se ho desiderato condividere con voi questo sogno, è perché ho pensato che potesse suscitare delle riflessioni utili a ognuno di noi. Sono ben consapevole che, in questo inizio dell’anno 2016, il mondo è molto lontano dalle visioni idilliache che ho percepito nel corso di quella che ho definito con il nome di ascensione celeste. In diversi ambiti la sua situazione è piuttosto preoccupante. Allora, queste visioni hanno il valore di premonizione o sono solo le proiezioni oniriche dell’avvenire che auguro ardentemente a tutta l’umanità? Sta ad ognuno trovare la sua risposta...
Chi non ha mai sognato un mondo, se non perfetto perlomeno migliore, dov’è piacevole vivere per tutti, qualunque sia il Paese in cui si risiede? Se lo vogliamo davvero, questo sogno può diventare realtà. Naturalmente, questo presuppone che si agisca di conseguenza, sia sul piano individuale che su quello collettivo. Dunque, quattro secoli dopo la pubblicazione delle Nozze Chimiche di Christian Rosenkreutz, queste Nuove Nozze sono al contempo un messaggio di speranza ed un invito ad immaginare oggi quello che l’umanità di domani può e deve diventare. È precisamente questo che mi ha incitato a riferirvi il mio sogno.
Come certamente saprete, gli alchimisti di una volta, nella maggior parte dei casi, erano impegnati a trasmutare i metalli vili in oro per mezzo della Pietra filosofale, Sostanza subliminale ottenuta al termine di un procedimento operativo che comportava sette tappe principali. Oltre a questi, alcuni di loro, di cui io facevo parte, si dedicavano a un’alchimia che non era materiale ma spirituale. Quello che interessava loro non era ottenere dell’oro ma acquisire la saggezza. Questo è tuttora lo scopo dei Rosacrociani che vivono tra di voi, perché so quanto siano desiderosi di contribuire al miglioramento del mondo.
Nella Positio Fraternitatis Rosae Crucis, pubblicata nel 2001 dall’Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce, a proposito dell’alchimia si può leggere:
«Saprete certamente che i Rosa-Croce del passato praticavano l’alchimia materiale, che consisteva nel trasmutare in oro i metalli vili, in modo particolare lo stagno e il piombo. Spesso si ignora però che si dedicavano anche all’alchimia spirituale. Noi, Rosa-Croce dei tempi presenti, diamo la priorità a questa forma di alchimia, perché il mondo ne ha bisogno più che mai. Questa consiste, per ogni essere umano, nel trasmutare ciascuno dei propri difetti nella sua qualità opposta, allo scopo, appunto, di acquisire le virtù a cui abbiamo fatto poc’anzi riferimento. Pensiamo infatti che siano queste le virtù che fanno la dignità umana, poiché l’Uomo è degno del suo stato solo se le esprime attraverso ciò che pensa, dice e fa. Non c’è dubbio che se tutti gli individui, a prescindere dalle loro credenze religiose, dalle loro idee politiche o altro, facessero lo sforzo di acquisirle, il mondo sarebbe migliore».
Nel 2014, l’A.M.O.R.C. ha pubblicato un secondo Manifesto intitolato Appellatio Fraternitatis Rosae Crucis. Questo completava la Positio nello stesso modo in cui la Confessio completava la Fama; l’Appellatio non è estranea al sogno che vi ho riferito nel corso di queste pagine. Arriverò addirittura a dire che questo Manifesto ne contiene le chiavi e che mostra la via da seguire affinché questo sogno, quest’utopia, divenga realtà. Dopo averlo letto e meditato, vi chiedo di fare lo stesso per dare tutto il loro senso a queste Nuove Nozze chimiche di Christian Rosenkreutz. Per convincervene, lasciate che vi citi un breve estratto dell’Appellatio:
«Secondo gli antropologi, l’umanità “moderna” è apparsa circa duecentomila anni fa. In proporzione alla durata di una vita umana può sembrare vecchia. Ma in termini di cicli di evoluzione, essa è nell’adolescenza e ne ha tutte le caratteristiche: è alla ricerca di una sua identità, cerca il suo scopo, dà prova di negligenza e anche d’incoscienza, si sente immortale, indulge negli eccessi, sfida la ragione e si prende gioco del buon senso. Questa tappa evolutiva, con tutte le sue difficoltà, prove e fallimenti, ma anche con le sue soddisfazioni, successi e speranze, è un passaggio obbligato che le permetterà di crescere, maturare, espandersi e alla ine affermarsi, cioè realizzarsi sui piani materiale e spirituale. Ma per questo deve diventare adulta.»
Fatte queste riflessioni, vi lascio ora alle vostre occupazioni ed io riprenderò le mie. Come vi ho detto nell’introduzione, continuo a vegliare sui destini dell’Ordine della Rosa-Croce. Ci incontreremo, forse, un giorno? Comunque sia, permettetemi di esprimervi miei pensieri più fraterni e di farvi i miei migliori auguri di Pace Profonda, con la speranza di un avvenire il più bello possibile per il mondo intero...