2 - Egizi, esseni, greci

La storia sacra della RosaCroce

Episodio 2 - Egizi, esseni, greci

 

Dal momento che risulta difficile contestualizzare evidenze forensi che attestino una trasmissione del sapere atlantideo agli egizi diventa più facile ricostruire l’eredità storica dell’Ordine come fusione dell'influenza egizia e greca. Questa persiste in diverse importanti scuole misteriche, le quali sono poi venute alla luce e hanno contribuito a quello che oggi conosciamo come Ordine della Rosa-Croce. Nel 1929 Harvey Spencer Lewis, primo Imperator dell'Ordine della Rosa-Croce A.M.O.R.C. fece una notevole presentazione degli Esseni nella sua opera "Vita mistica di Gesù", 18 anni prima della scoperta dei Rotoli del Mar Morto. Il lavoro di Lewis fu di ispirazione per il moderno Movimento Esseno. Per comprendere la rilevanza dei Rotoli del Mar Morto dobbiamo ripercorrere la tradizione mistica essena. È importante notare che molti ritennero che persino Gesù fosse un Esseno. Le principali fonti sugli Esseni sono costituite dagli scritti di Filone e di Giuseppe Flavio. Vengono anche menzionati da antichi scrittori come Plinio il Vecchio, Eusebio ed Epifanio. Sebbene l'equivalente diretto ebraico o aramaico della parola “esseno” non sia stato trovato nei Rotoli del Mar Morto, gli autori antichi e moderni hanno costantemente usato il nome greco per riferirsi a questo gruppo, con varie spiegazioni riguardo la sua etimologia. La letteratura antica riguardante gli Esseni è piuttosto abbondante. La provenienza degli Esseni è sconosciuta e il significato della parola Esseno è un mistero. Non esiste una parola ebraica per questo popolo, solo quella greca. Secondo il filosofo ebreo Filone di Alessandria: “nel proprio lavoro ogni persona virtuosa è libera. Erano soprattutto adoratori di Dio. Si astenevano dal sacrificio animale rituale che era comune nella tradizione religiosa popolare di quel tempo, sforzandosi invece di rendere degne di un'offerta sacra le proprie menti. Vivevano in villaggi lontani dalle grandi città e condividevano equamente tutte le risorse con i membri della comunità, comprese le provviste e la tesoreria.  È interessante notare che avevano in comune con i pitagorici molte pratiche simili.”

 

Tra i diversi gruppi Esseni vi erano i Terapeuti, vicino ad Alessandria, che Filone descrisse come specialisti nelle arti curative, nella salute del corpo, nell'anima e nello spirito, tematica sempre in primo piano nella tradizione rosacrociana e nei suoi predecessori. Sono passati due millenni tra il momento in cui i rotoli sono stati scritti alla loro scoperta, nel 1947. Ma cosa sono esattamente i Rotoli del Mar Morto? I manufatti stessi sono documenti scritti con un inchiostro a base di carbone, di solito su pelli di animali, anche se alcuni sono iscritti su papiro. I testi ebraici e aramaici erano scritti come oggi, da destra a sinistra. Come era comune a molti modi di scrivere antico su pietra o su papiro, non ci sono punti, virgole, virgolette o qualsiasi altra punteggiatura, eccetto un'occasionale individuazione dei paragrafi o capoversi; in alcuni casi non ci sono nemmeno spazi tra le parole; le lettere scorrono semplicemente tutte insieme in un flusso continuo. Questi rotoli sono i manoscritti più significativi e più antichi, e danno autorità ai testi biblici nella storia del loro tempo. Come si narra, nel 1947, dei giovani pastori beduini erano alla ricerca di una capra smarrita nel deserto della Giudea, e all’interno di una grotta inviolata trovarono alcuni vasi pieni di rotoli vetusti. Quella scoperta iniziale da parte dei beduini portò alla luce sette rotoli e diede il via ad una ricerca che durò quasi un decennio e che alla fine produsse migliaia di frammenti di rotoli provenienti da undici grotte. Durante quegli stessi anni gli archeologi, alla ricerca di un abitato vicino alle grotte che potesse aiutare a identificare le persone che avevano depositato i rotoli, scavarono le rovine di Qumran, un complesso di strutture situate su una piana deserta dislocata tra le scogliere dove si trovano le grotte e il Mar Morto.

 

L'importanza degli Esseni e la loro paternità dei Rotoli del Mar Morto è abbastanza chiara, dal momento che i rotoli contengono ben oltre 800 documenti sulla storia biblica, e perché i sorprendenti abitanti di Qumran redassero i rotoli prima del 100 d.C. Molti tomi sono stati scritti riguardo i Rotoli, e si è visto che il materiale proviene dal tardo periodo del secondo tempio, periodo storico in cui Gesù di Nazareth è vissuto. Essi sono più vecchi di qualsiasi altro manoscritto delle Scritture ebraiche sopravvissuto in quasi 1000 anni. Ma gli Esseni non erano l'unica scuola di pensiero esoterico ad emergere in quel periodo. La religione greca esercitava ancora un'influenza prominente e sebbene molte delle divinità del Pantheon avessero cominciato a fondersi con le divinità dell'Egitto, era emersa una figura che fu un faro di luce sin dal VI secolo prima della nostra era. Alcuni dei primi cristiani consideravano la grande figura di Orfeo come una specie di santo pagano, arrivando a confondere la sua immagine con quella di Gesù. Entrambi i salvatori sembrano essere semidei di discendenza reale che cercarono di rimodellare una religione esistente nell'interesse dell'umanità. Orfeo e Gesù scesero entrambi nell'Ade per salvare gli innocenti ivi confinati. Alcuni testi mistici descrivono Orfeo come un vero iniziato che trascorse venti anni in Egitto e fu membro della scuola misterica associata a Memphis.

 

La maggior parte delle persone ricorda due cose di Orfeo: che era un musicista e che scese negli inferi a salvare sua moglie Euridice. La sua storia è il mito archetipico del potere della musica. Con la lira, che era un dono di Apollo, Orfeo poteva muovere i cuori di tutto il creato, dalle pietre, gli alberi e le bestie, passando per gli uomini, arrivando fino agli esseri soprannaturali e persino agli dei. Si diceva che la sua musica fosse in grado di muovere anche oggetti inanimati, e che i suoi canti sacri rivelassero i più grandi segreti dell'universo. Si narra che Orfeo fosse anche un teologo molto rispettato, che raccontava le origini dell'universo e delle divinità per mezzo di inni e musica. Insieme a Omero, Esiodo e Pindaro, era venerato come il più grande dei poeti greci. Come teologo si diceva che fosse stato iniziato nelle scuole misteriche dell'antico Egitto e che avesse portato in Grecia le tradizioni sacre. Orfeo fu sicuramente una figura mitica importante, e un'intera scuola misterica fiorì attorno alle sue tradizioni, le quali includevano la figura di Dioniso, e esaltavano la presenza della scintilla di Dio in ogni persona. Questo significava che l'iniziato non doveva più temere la morte, poiché la transizione significava solo una riunificazione con il proprio sé divino. Una delle innovazioni più rivoluzionarie sviluppate dagli studiosi orfici fu la loro comprensione che i miti greci sugli dei e le dee non dovessero essere presi alla lettera, ma interpretati simbolicamente e misticamente. Durante la seconda metà del quinto secolo a.C. un ignoto filosofo e teologo orfico scrisse un commento sostanziale su una delle teogonie orfiche, che descriveva in termini mitologici l'evoluzione del cosmo a partire da un'unità originale fino a giungere alla molteplicità di cui abbiamo esperienza sensibile; il commento approfondiva in grande misura l’interpretazione ermeneutica del testo. Questa conoscenza fu una sorpresa per gli studiosi moderni, poiché si pensava che questo tipo di commento interpretativo di stampo erudito fosse nato più tardi nelle accademie di Atene e Alessandria, quando il Neoplatonismo sorse nel terzo secolo a.C.

 

Queste celebrazioni di Orfeo si affievolirono col tempo. Lui e la sua storia riemersero durante il periodo del Rinascimento italiano. Filosofi, poeti, musicisti e intellettuali fecero risorgere molte delle tradizioni dell'antica Grecia. Questo periodo di rinascita intellettuale e artistica fu ulteriormente arricchito dai molti testi antichi che furono trasferiti in Italia dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1453. La riscoperta delle fonti classiche fu guidata da Cosimo de’ Medici, Signore di Firenze nel XV secolo, che fece tradurre un gran numero di opere classiche dal greco in latino, rendendo così disponibile all'Occidente un certo numero di fonti originali per la prima volta in oltre mille anni. Sappiamo che Marsilio Ficino aveva una profonda affinità con Orfeo, e incarnava molti dei suoi attributi. Egli cantava gli inni orfici e suonava una lira orfica con un'immagine di Orfeo dipinta sopra. Fu paradossalmente paragonato a Orfeo da coloro che lo conobbero, e praticò quella che oggi chiameremmo musicoterapia come metodo per la guarigione psicologica e spirituale. Dopo Ficino, anche Giovanni Pico della Mirandola riscoprì l'uso magico e teurgico degli inni orfici, dicendo: "nulla è più efficace nella magia naturale degli inni di Orfeo, se si applicano la musica giusta, l'intento dell'anima e altre circostanze note ai sapienti".

 

Il mito di Orfeo risuona nel tempo come un potente archetipo perché dimostra come l'arte, la poesia e la musica possano essere usate per creare un ponte tra molteplici regni dell'esistenza: mondano e celeste, dei vivi e dei morti, conscio e inconscio, caos e armonia, maschile e femminile, personale e cosmico. Si dice che il ponte sia creato da risonanze condivise tra questi regni, attraverso l'aria, l'emozione e l'immaginazione. Secondo un ricercatore, un professore emerito di matematica dell'Università di California Santa Cruz, il dottor Ralph H. Abraham, l'orfismo sopravvive dai tempi di Cristo in poi nel mito di Orfeo ed Euridice, ma nell'antica Grecia questo era solo una piccola componente di tutta questa religione dell'orfismo che aveva le sue radici nel passato paleolitico. L'orfismo sottolineava un distinto modello di condotta etica e morale. Gli orfici si astenevano dal mangiare carne e si vestivano di bianco, simbolo di purezza, per coltivare la natura divina di Dioniso. La cosa più sorprendente della filosofia esoterica è che le linee che l'Occidente moderno ama tracciare tra scienza, filosofia e misticismo sono spesso assenti nella tradizione orfica. "Conosci te stesso". Queste parole erano iscritte sopra il portale dell'antico tempio di Apollo a Delfi e sono probabilmente l'aforisma più conosciuto del mondo antico. Queste parole sono diventate una pietra miliare della filosofia rosacrociana. Poche tradizioni nella storia del mondo hanno esercitato una maggiore influenza nel loro tempo o hanno ispirato più intrighi nel corso dei secoli di Delfi. Originariamente il luogo si chiamava Pytho, prendendo il nome da Pitone, il grande serpente che lo custodiva prima di essere ucciso da Apollo.

 

Pitone era figlio di Gea (o Gaia) ed era molto venerato nel culto di questa dea. Questo può essere il motivo per cui i serpenti erano usati così frequentemente nei santuari, nei templi e nelle effigi. Per i primi adoratori di Gea il serpente era un simbolo di rinascita e rigenerazione. Le origini del sito dell'oracolo di Delfi sono avvolte in un'atmosfera misteriosa. Le sacerdotesse che pronunciavano le ormai famose profezie venivano chiamate Pizie nome derivato dal protettore dell’Oracolo.  Secondo la leggenda, prima del tempo storico una mitica sibilla presiedeva a Delfi. Il suo titolo "sibilla" significa “profetessa”, o “colei che vede”, e deriva dalla parola greca sibilia, forse da radici semitiche, dal significato "antica di Dio". Le sibille erano conosciute in tutta l'antica Grecia per le loro intuizioni profetiche e la loro profonda conoscenza. La fonte divina della profezia e della conoscenza cambiava con ogni invasione che avveniva nella zona. Scrutando attraverso il velo del tempo, vediamo la lotta giocata nella sostituzione del culto originale della dea della terra. C'erano almeno quattro tipologie di culto a Delfi. Prima c'era il culto della madre terra Gea seguita da Themis, dea dell'ordine divino, figlia di Gea e Urano. Poi Febe, dea del sole, e infine Apollo, dio del sole e dio della musica, della poesia, dell'arte, delle cure e della profezia. La tradizione delfica, che iniziò nella notte dei tempi, ma che era certamente attiva dall'ottavo secolo a.C., terminò ufficialmente nel 394 d.C. con l'editto dell'imperatore romano Teodosio, che proibì l’esercizio delle tradizioni antiche. Nel sesto secolo tutti i templi rimasti furono costretti a chiudere, eppure il prestigio e il mistero dell'oracolo di Delfi continuano ancora oggi. Soprattutto con la nuova scoperta geologica di linee di faglia convergenti presenti sotto il Tempio di Apollo, e dei gas che si possono trovare all'interno di questo, è nato un nuovo interesse sull’argomento, con informazioni ampliate e aggiornate da molte fonti. All’apice della sua popolarità, l'oracolo di Delfi era l’Oracolo più prestigioso e autorevole del mondo greco-romano. La storia è scritta dai conquistatori. Praticamente tutte le informazioni che abbiamo su Delfi provengono dagli scritti dei conquistatori greci che hanno distrutto molti dei templi e degli scritti delle culture precedenti a Delfi. Le sibille erano mitologiche sacerdotesse semi-divine dei tre tempi olimpici, e le sacerdotesse pitiche avevano un ruolo importante durante il culto apollineo e dionisiaco. Entrambe erano la voce che parlava del futuro, dicendo ciò che la divinità ispirava loro, e in questo modo portavano ricchezza e potere a Delfi.