L’Ordine Martinista Tradizionale
L’Ordine Martinista Tradizionale è un Ordine iniziatico ed una scuola di cavalleria morale, la cui base è posta essenzialmente sulla mistica giudeo-cristiana. È aperto agli uomini e alle donne.
Il suo nome deriva da quello di Louis-Claude de Saint-Martin. Attraverso di lui si collega ad una tradizione che affonda le sue radici nella Tradizione primordiale, in un’epoca in cui l’uomo aveva il privilegio di unirsi liberamente al Divino, senza intermediari. I Martinisti s’interrogano sulla capacità attuale dell’uomo di poter realizzare quest’unione. Se egli, come ci dice la Bibbia, è stato creato ad immagine di Dio, come si spiega la sua miserabile situazione attuale? Questa domanda conduce i Martinisti a studiare la storia dell’uomo, dalla sua emanazione fuori dell’immensità divina fino alla sua condizione presente. Per loro, egli non può riuscire a conoscere la propria natura fondamentale senza studiare i rapporti naturali esistenti tra Dio, l’universo e se stesso. L’universo e l’uomo formano un tutto, due progressioni legate l’una all’altra ed evolventi insieme. D’altronde, l’ultimo termine della conoscenza dell’uomo deve condurlo all’ultimo termine della conoscenza della natura.
Ma se l’uomo vuole comprendere la sua vera natura, è verso Dio che deve volgere il suo sguardo, poiché « ...non possiamo leggerci che in Dio stesso, e capirci che nel Suo stesso splendore... ». Se l’uomo oggi non è più in grado di accedere a questa conoscenza, è perché ha commesso l’errore di rendersi vuoto di Dio, per perdersi nel mondo delle apparenze, il mondo temporale. Si è in qualche modo addormentato al mondo spirituale. Il suo Tempio interiore è in rovina.
Nel Ministero dell’Uomo-Spirito, Louis-Claude de Saint-Martin ci dice: «Uomo, ricorda per un istante il tuo giudizio. Ti scuso per non conoscere ancora la sublime destinazione che dovresti adempiere nell’universo: ma per lo meno non dovresti acciecarti sul ruolo insignificante che vi adempi durante il breve intervallo percorso dalla tua culla fino alla tomba. Dai un’occhiata a ciò che ti occupa durante questo tragitto. Credi forse di essere stato dotato di facoltà e proprietà così eminenti, per una destinazione così nulla?» Come ritrovare questo stato paradisiaco attraverso cui l’uomo era contemporaneamente un Pensiero, una Parola ed un’Azione di Dio? Qui sta tutta la ricerca martinista, quella della Reintegrazione. Se l’uomo ha perduto la sua potenza primaria, ne conserva ciononostante tutto il germe, e coltivare questa radice per farla fruttificare dipende unicamente dalla sua volontà.
L’uomo sente di essere in uno stato di privazione, e quaggiù niente arriva a soddisfarlo pienamente. Quello che lui desidera fondamentalmente, non è di questo mondo, e per questa ragione si perde incessantemente, spinto da una voglia immensa di riportare tutto a sè, come per ritrovare questa facoltà che un tempo gli permetteva di possedere, dominare e capire tutto. Saint-Martin diceva: «Non c’è niente che sia comune quanto l’invidia, e raro quanto il desiderio». In effetti, colui che prende coscienza di questa melanconia, di questo ricordo fuggitivo di una grandezza perduta, colui che aspira a ritrovare la sua purezza primitiva, questi è un Uomo di Desiderio. Il suo desiderio è il desiderio di Dio. Il desiderio è la radice dell’eternità.