La leggenda della Parola Perduta

Rivista RosaCroce Primavera 2021Scarica il PDF

(pubblicato sulla Rivista Rosa+Croce, Primavera 2021)

Rosa+Croce è una rivista semestrale pubblicata dalla Grande Loggia dell’Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce. Anche se gli articoli pubblicati non rappresentano il pensiero ufficiale dell’Ordine - ma impegnano solo i loro Autori - e non costituiscono in alcun caso parte integrante dell’insegnamento, offrono ugualmente una valida percezione della filosofia rosacrociana.


Ralph M. Lewis
IMPERATOR DELL’A.M.O.R.C. DAL 1939 AL 1987

Harvey S LewisLa leggenda di una Parola Perduta, di una chiave della Creazione grazie alla quale fu messa in movimento tutta la realtà, è vecchia di migliaia di anni. Parte della leggenda è allegorica e parte è dovuta ad una concezione arcaica dell’efficacia della parola pronunciata, in quanto energia, che motiva gli uomini. Per questo una tale potenza è attribuita a una Causa Prima o a una divinità. Il primo riferimento a una causa teleologica o mentale della Creazione e la sua relazione con la parola emessa risale al periodo menfita dell’Egitto, circa 4000 a.C. Il principale dio menfita era Ptah, capo del panteon di dèi inferiori. In un primo tempo i sacerdoti della Scuola di Misteri di Menfi proclamarono Ptah protettore degli artigiani e degli operai d’Egitto.

Secoli dopo svilupparono una concezione metafisica del dio più profonda. Ptah divenne l’artigiano, il creatore dell’universo. Nelle sue dottrine il clero proclamò che Ptah aveva creato l’universo mediante il pensiero. Più esattamente, Ptah trasformò in parola pronunciata i suoi pensieri, le sue idee, e grazie a tale parola il pensiero divenne oggettivo, ossia, divenne realtà. La citazione che segue è tratta da una antica iscrizione lasciata dai sacerdoti di Ptah: «Fu decretato che il cuore e la lingua avessero potere su tutti gli altri organi insegnando che lui [Ptah] era [sotto forma di cuore] in ogni cuore e [sotto forma di lingua] in ogni bocca di tutti gli dèi, di tutti gli uomini, di tutto il bestiame o i rettili, [tutti] viventi, mentre lui [Ptah] pensa e mentre comanda ogni cosa che desidera.» La bocca di Ptah «che pronuncia i nomi di tutte le cose […]».

Gli egittologi ci dicono che gli antichi Egizi impiegavano la parola «cuore» per mente o intelligenza, mentre il riferimento alla lingua fa allusione alla parola pronunciata, alla parola autorevole mediante la quale tutti i pensieri furono resi oggettivi, divennero realtà. Si può supporre che da qualche parte in questi antichi Misteri ci fossero delle sillabe, dei suoni, dei mantra ritenuti dotati di poteri speciali universali per la creazione delle cose terrestri. Naturalmente ci è familiare l’affermazione del Nuovo Testamento, cap. 1 di San Giovanni: «In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio.» Quest’affermazione era forse un’eco delle dottrine dei sacerdoti di Ptah dei secoli precedenti?

 

Dalla prospettiva cabalistica

Passiamo ora alla Cabala, la dottrina metafisica del giudaismo. Il Sefer Yetzirah, uno dei libri principali della Cabala, significa letteralmente «Libro della Creazione», o cosmogonia. Non si sa quando sia stato scritto l’originale. Alcuni eruditi ebrei ne fissano le origini in periodi differenti, ma l’epoca esatta si perde nella notte dei tempi. Tuttavia, un’opinione più o meno generale attribuisce la nascita del libro agli inizi del dodicesimo o tredicesimo secolo dell’era cristiana.

Il libro insegna che la Causa Prima «eterna, saggissima e onnipotente, è l’origine e il centro di tutto l’universo». Tutti gli esseri emanarono da questa Causa Prima. Il libro dice anche che il pensiero, la parola e l’azione formano un’unità inseparabile nell’Essere Divino. La lingua ebraica e le sue lettere, o caratteri, corrispondono principalmente alle cose che esse designano così con «pensiero sacro» in lingua ebraica, e la sua riduzione in scrittura costituiscono un’unità che produce un effetto creatore.

Diciamo semplicemente che le lettere della lingua, che siano scritte o pronunciate, sono elementi di un potere potenziale che induce all’esistenza le cose che rappresentano. Le lettere non sono simboli allo stesso modo in altre lingue, esse furono considerate come delle unità integranti dell’energia cosmica o divina.

 

Il Sefer Yetzirah o «Il libro della Creazione»

Harvey S LewisI teologi del giudaismo e del cristianesimo hanno spesso fatto notare che tanto il sistema gnostico marcionita quanto quello clemenziano del secondo secolo contengono molte analogie e dottrine parallele con il Sepher Yetzirah. Citiamo alcuni esempi tratti dal Sefer Yetzirah. Nel capitolo 1, sezione 8, leggiamo: «Lo Spirito di Dio vivente, lodato e glorificato sia il nome di Colui che vive da tutta l’eternità. La parola di potenza creatrice, lo spirito e la parola sono ciò che chiamiamo spirito santo.» Poi al capitolo II, sezione 6: «Egli creò una realtà dal nulla, chiamò il non-essere all’esistenza, e scolpito enormi colonne dall’aria impalpabile […]. Egli predeterminò [concepì] e creò con la parola ogni creatura e ogni parola con un nome. Questo può essere illustrato dalle ventidue sostanze elementari tratte dalla sostanza primaria dell’Alef».

 

Mantra Potenti

Ai mantra indù, composti da combinazioni di intonazione di suoni vocali, sono attribuiti po teri particolari che influenzano le emozioni umane, stimolano i centri psichici e hanno anche un certo valore terapeutico. Na turalmente come Rosacrociani sappiamo che le vibrazioni della voce umana in cer te combinazioni di suoni vocali possono creare delle condizioni psichiche favorevoli nella loro natura per l’uomo.

Nella maggior parte delle prime civiltà gli dèi erano considerati antropomorfi. Erano cioè considerati do tati di qualità simili a quelle degli umani. In altre pa role dovevano pensare e proiettare, ma come potevano aggettivare le loro idee? Che cosa portava queste idee ad assumere una realtà? Più semplicemente, come facevano i pensieri a diventare cose reali? Il comando vocale aveva in sé una forza, la voce poteva essere udita, poteva essere percepita e poteva indurre gli altri ad agire, a eseguire le cose materiali conformi all’idea dietro le parole. Di conseguenza fu facile supporre che gli dèi facessero lo stesso con la creazione, che la loro voce fungesse da intermediaria per convertire l’idea in una cosa reale.

Nelle tradizioni delle varie culture, si crede che ci sia stato un Fiat, una Parola con una tale efficacia vibratoria da portare, all’origine, il Cosmo all’esistenza. Si sostiene, inoltre, che questa parola fosse stata nota all’umanità ma che, in un modo o in un altro, a causa delle vicissitudini del tempo e con la degradazione dell’umanità, sia andata perduta.

Dal punto di vista mistico e fattuale certe parole, quando vengono pronunciate, sono più benefiche da ascoltare come suoni. L’uomo primitivo ha imparato il valore di questi suoni nelle sue esclamazioni e nelle sue grida di dolore, di piacere, di sorpresa, di rabbia e così via. Nelle antiche Scuole di Misteri, erano impiegate certe intonazioni di mantra per preparare l’iniziato a raggiungere lo stato di coscienza adatto e a reagire alle circostanze.

Nel nostro mondo moderno possiamo sostenere che una semplice parola non crea la realtà dal non-essere. Però conserviamo la concezione cosmologica secondo la quale la realtà primaria o di base è un’energia vibratoria. C’è uno spettro o una scala d’energia dalla quale tutte le cose si manifestano. Le nostre interpretazioni delle sensazioni e la comprensione che abbiamo di tale energia vibratoria non sono degli archetipi esatti. In altre parole, noi non sperimentiamo direttamente la realtà assoluta, ma solo gli effetti che essa ha sulla nostra coscienza.

 

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Rivista Rosa+Croce n 47 Primavera 2021

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